E’ arrivato questa mattina all’aeroporto di Fiumicino il primo gruppo dei 51 rifugiati destinatari di borse di studio, che proseguiranno il loro percorso accademico in 33 atenei italiani grazie alla quarta edizione del progetto UNICORE – University Corridors for Refugees. Avviato in via sperimentale nel 2019, il progetto è sostenuto da UNHCR Italia e Caritas Italiana, insieme al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Diaconia Valdese, Centro Astalli, Gandhi Charity e una vasta rete di partner locali, che permettono il supporto necessario per completare gli studi e favorire l’integrazione dei giovani rifugiati nella vita universitaria. Esso offre così l’opportunità di arrivare in Italia in maniera regolare e sicura per proseguire gli studi a rifugiati residenti in Camerun, Malawi, Mozambico, Niger, Nigeria, Sudafrica, Zambia e Zimbabwe.
Gli studenti, 13 donne e 38 uomini, sono stati selezionati dagli stessi atenei sulla base del merito accademico e della motivazione in seguito ad in bando pubblicato ad aprile 2022 e frequenteranno un programma di laurea magistrale della durata di due anni. Prima della partenza gli studenti hanno potuto frequentare un corso di lingua italiana messo a disposizione dalle Università per Stranieri di Perugia e di Siena e dall’Università di Notre Dame.
“Il programma UNICORE ha cambiato la mia vita: come potete immaginare, un rifugiato non ha molte opportunità di studiare o fare progetti per l’avvenire” ha dichiarato Bereket, uno dei primi studenti a beneficiare del programma. “UNICORE mi ha dato speranza. Quando ho lasciato l’Eritrea per andare in Etiopia ho iniziato a studiare business. È così che è nata la mia passione per la finanza e quando mi è stata data la possibilità di proseguire gli studi in Italia, ho scelto di restare in quel ramo. Una volta laureato il mio sogno è continuare ad acquisire esperienza, sia studiando che lavorando. Se potrò, un giorno tornerò nel mio Paese e magari avvierò una mia attività”.
33 atenei italiani coinvolti nel progetto, che accolgono studenti rifugiati provenienti da Camerun, Malawi, Mozambico, Niger, Nigeria, Sudafrica, Zambia e Zimbabwe
University Corridors for Refugees è coordinato da UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e vede la partecipazione complessivamente di 38 atenei che hanno reso disponibili oltre 140 borse di studio negli ultimi 4 anni. Quest’anno la partnership è stata ulteriormente arricchita dalla presenza di Fondazione Finanza Etica, che fornirà un prezioso supporto nell’agevolare il percorso di integrazione degli studenti in Italia aiutandoli nell’accesso ai conti correnti bancari, aperti presso le filiali di Banca Etica, e attraverso tirocini all’interno delle proprie sedi.
“Grazie all’impegno delle università italiane, dei nostri partner e del governo, 120 rifugiati hanno ottenuto una borsa di studio per proseguire i loro studi in Italia. Opportunità come quelle offerte dal progetto University Corridors sono fondamentali per dare ai rifugiati la speranza di costruire un futuro prosperoso e continueremo a lavorare affinché’ siano accessibili a sempre più persone” ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.
L’83% dei rifugiati nel mondo vive in paesi in via di sviluppo dove troppo spesso le opportunità per ricostruire il proprio futuro in dignità sono assenti. UNHCR mira a rafforzare i canali di ingresso sicuri come i corridoi universitari che rappresentano per i rifugiati un’alternativa ai pericolosi viaggi nelle mani dei trafficanti.
Attraverso il progetto UNICORE si punta, inoltre, a raggiungere un tasso di iscrizione a programmi di istruzione superiore al 15% per i rifugiati nei paesi di primo asilo e nei paesi terzi. A livello globale, infatti, emerge un quadro drammatico: solo il 5% dei rifugiati ha accesso all’istruzione superiore contro il 38% della popolazione non rifugiata. Il progetto intende far sì che i rifugiati possano realmente aspirare a percorsi di studio e di lavoro in linea con le loro capacità e talento avendo così la possibilità di dimostrare di essere una risorsa per i paesi che li accolgono, e non un peso come troppo spesso vengono percepiti.