Da Lettera Diocesana
Il titolo del messaggio di papa Francesco per la 107a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato Verso un noi sempre più grande si inserisce a pieno nei temi dell’enciclica Fratelli tutti. La fraternità e l’amicizia sociale, infatti, sono temi che stanno particolarmente a cuore al papa specialmente in questo momento in cui la pandemia ci ha messi di fronte all’evidenza che siamo tutti interconnessi e che ci si può salvare soltanto insieme, tutti, senza escludere nessuno. Questo “tutti” se inteso come “noi” ha la forza di creare una famiglia umana così come il creatore l’ha pensata: inclusiva e solidale, capace di arricchirsi reciprocamente facendo leva sulle comunanze ma anche facendo tesoro delle differenze e delle peculiarità di ciascuno.
Il papa, a partire da questi pensieri, lancia un duplice appello: il primo rivolto alla Chiesa, e il secondo a tutta la società civile mondiale.
Quello rivolto alla Chiesa è particolarmente sfidante per le nostre parrocchie. Il papa pone la questione della capacità di una parrocchia di essere accogliente e missionaria nei confronti di chi vive nel suo territorio e proviene da altre culture. C’è in gioco la vita della Chiesa stessa, “verso un noi sempre più grande”. C’è in gioco una responsabilità: la cura pastorale e l’annuncio del vangelo; e un dono: la possibilità di vivere concretamente la cattolicità, l’universalità, proprio incontrando e facendo “comunione” con chi rappresenta la Chiesa presente nei cinque continenti. Dice il papa nel suo messaggio: lo «Spirito ci rende capaci di abbracciare tutti per fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza. Nell’incontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente».
Se dovessimo far diventare prassi pastorale questa apertura e la capacità di ascolto attento di chi proviene da altre culture probabilmente dovremmo interrogarci sul nostro modo di essere Chiesa con la disponibilità a operare quei cambiamenti che lo Spirito ci suggerirà; potrebbero incrociare quelli che il papa auspicava nella Evangelii Gaudium (2013) e che ha ripetuto alla Chiesa Italiana convenuta a Firenze, correva l’anno 2015! Siamo in ritardo ma ancora in tempo a cambiare…
Lorenzo Rampon, direttore Caritas Padova